Corte di Cassazione, ordinanza 15 aprile 2024, n. 10043
Il nesso causale di infortuni e malattie professionali tra equo indennizzo e responsabilità del datore.
Un dipendente ospedaliero aveva chiesto in giudizio la condanna della propria datrice di lavoro a risarcirgli i danni per il contagio da epatite C, contratta in servizio. La Corte d’appello aveva respinto la domanda del ricorrente (nonostante che questi avesse ottenuto in diversa sede l’equo indennizzo), ritenendo che non avesse fornito adeguata prova delle modalità in cui si era verificato l’episodio che aveva causato il danno. La Cassazione, accogliendo il ricorso del lavoratore, osserva che, per costante giurisprudenza di legittimità, l’accertamento svolto in sede di riconoscimento dell’equo indennizzo della causalità legata al servizio determina a favore del lavoratore l’inversione dell’onere della prova prevista dall’art. 2087 c.c., nel giudizio di risarcimento danni nei confronti del datore di lavoro, di modo che grava su quest’ultimo l’onere di dimostrare di avere adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi dell’evento dannoso.