L’accesso a un sistema informatico protetto è abusivo anche se il dipendente usa la chiave richiesta a un sottoposto
Cassazione penale, sentenza 31 ottobre 2024 n. 40295
Il dipendente di un albergo aveva sostenuto, nel giudizio in cui era imputato del reato di cui all’art. 615 ter c.p., la legittimità del proprio operato di accesso a un sistema informatico aziendale protetto, per avere utilizzato le chiavi di accesso fornitegli, su sua legittima richiesta, da una propria sottoposta. Nel giudizio penale il reato è stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione; tuttavia, ai fini della responsabilità civile dell’imputato ivi azionata, la Corte disattende la tesi difensiva dell’imputato, dichiarandolo inadempiente alle disposizioni del datore di lavoro, che ha il diritto e l’interesse a scegliere il dipendente cui affidare l’accesso a dati aziendali riservati, anche per controllare la frequenza di tali accessi, senza che il superiore gerarchico di tale dipendente sia per ciò stesso autorizzato a intromettervisi.