L’arte di perdere. Da Giobbe a Koolhas: il processo del lavoro salvato dagli irragionevoli

In questi tempi di vera e propria fuga dalla giurisdizione, la funzione e il senso residuale del processo del lavoro, e di quanti ne sono parte, sono tenuti in piedi dagli irragionevoli: quei lavoratori che quando tutti dicono di lasciar perdere, di accettare la piccola offerta transattiva ricevuta (e talvolta neppure quella), di non proseguire, rispondono come il famoso scrivano Bartleby di Melville: “avrei preferenza di no”. Ed è proprio a loro che è dedicato questo contributo, in cui Carlo Guglielmi, associato di Comma 2 – Lavoro è Dignità, s’interroga sul significato dell’espressione “perdere una causa”, certamente familiare alla maggior parte degli irragionevoli, e sul ruolo degli avvocati del lavoro, che degli irragionevoli sono chiamati a sostenere lo sforzo etico, e pure a confrontarsi con la sofferenza che, inevitabile, s’accompagna alle cause perse.

Tipo di Atto: Altro