In arrivo i referendum su appalti, licenziamenti e lavoro a “voucher”

1 Aprile 2016

Sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 69/2016 i quesiti contenuti nelle proposte di referendum popolari promossi dalla CGIL, sui quali verrà avviata a breve la campagna di raccolta delle firme.

Tipo di Atto: Altro

Il primo referendum abrogativo investe alcune parti dell’art. 29 della Legge Biagi (d.lgs. 276/2003) in materia di appalti (norma più volte investita da modifiche restrittive negli ultimi anni), ed è diretto a ripristinare la piena funzionalità della regola delle responsabilità solidale del committente per i trattamenti dovuti ai dipendenti dell’impresa appaltatrice (regola applicabile agli appalti privati).
Il secondo investe la materia delle sanzioni per i licenziamenti ingiustificati, a iniziare dall’integrale abrogazione del d.lgs. n. 23 del 2015, cioè del decreto che detta, per i soli lavoratori assunti dal 7 marzo 2015, la disciplina del c.d. “contratto a tutele crescenti” (disciplina che, come è noto, si limita in realtà a ridurre fortemente le tutele contro un licenziamento che sia ritenuto illegittimo in sede giudiziaria).
Per quanto riguarda l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, il referendum interviene sul testo oggi vigente, modificato dalla Legge Fornero del 2012, in modo da superare tutti i casi di sanzione meramente indennitaria, diversa cioè dalla reintegrazione nel posto di lavoro. Inoltre (ed è questo forse l’aspetto più innovativo della proposta) la nuova disciplina vedrebbe significativamente mutato il campo di applicazione della c.d. tutela reale (la reintegrazione), che risulterebbe esteso a tutti i datori di lavoro con più di cinque dipendenti (e non solo, come sino ad oggi, alle unità produttive con più di quindici addetti).
Alleghiamo, per una più semplice comprensione del quesito, il testo dell’art. 18 quale risulterebbe dall’esito positivo del referendum.
Infine, il terzo referendum investe una delle forme più precarie di impiego ovvero il lavoro accessorio (c.d. lavoro a voucher), abrogandone integralmente la disciplina (artt. 48-50 d.lgs. 81/2015) e sopprimendo dunque l’istituto.